La musica indipendente al tempo dei talent: contenuti e qualità per resistere

29 Gen 2018 - Magazine

La grande partecipazione al concerto degli Ex-Otago, campioni di ingressi 2017 a Porto Antico durante Estatespettacolo, solleva il velo sulla forza della musica indipendente nell’era dei talent show. Nel corso di tutto l’anno abbiamo ascoltato artisti che amano misurarsi con il pubblico e con un palco vero, senza filtri.

A noi piacciono le etichette alternative che affinano il fiuto per scovare veri talenti e organizzano tour ed eventi per farli emergere. È il caso del Supernova Festival, che – ormai da qualche anno – fa brillare gli spazi di Porto Antico con le stelle più lucenti del panorama indie. Ad aprile 2018 presenterà sul palco di Piazza Delle Feste i toscani The Zen Circus, pietra miliare del rock indipendente italiano, Colapesce e i torinesi Eugenio In Via Di Gioia.

Ex Otago.
Eugenio In Via Di Gioia.
Lo Stato Sociale.
Baustelle.
Brunori Sas.
Fast Animals And Slow Kids.

Nuova musica: quasi 1 disco su 2 è indipendente.

In Italia la musica indipendente gode di ottima salute grazie al lavoro di circa 800 etichette distribuite su tutto il territorio, tra le quali spiccano per qualità la bolognese Garrincha Dischi e la friulana Tempesta Dischi, e per l’originalità di artisti come Brunori Sas, Lo Stato Sociale, Baustelle, Fast Animals and Slow Kids, Le Luci della Centrale Elettrica e gli stessi Ex-Otago.

“Alcune band sono così indie che con la musica non arrivano a fine mese”

La ricchezza della musica indipendente non si misura in termini economici: alcune band, come cantano Lo Stato Sociale, sono così indie che con la musica non arrivano a fine mese! Secondo l’ultimo rapporto Music & Copyright, fotografia del mercato discografico globale elaborata ogni anno dall’agenzia OVUM, le etichette indipendenti si aggiudicano circa il 27% dei ricavi provenienti dalle vendite di opere musicali sia su supporto fisico che digitale. Le stesse etichette sono però protagoniste assolute dal punto di vista delle nuove pubblicazioni: oltre il 40% della musica prodotta non è riconducibile a nessuna delle tre più grandi major discografiche.

Internet al servizio della musica indie: rischi e opportunità.

La rivoluzione digitale ha modificato profondamente il mercato discografico, offrendo nuove possibilità sia di registrare e distribuire la musica sia di fruirne. Secondo il report 2017 Connecting with music dell’International Federation of the Phonographic Industry (IFPI), un numero sempre crescente di utenti, in particolare tra i giovani e i giovanissimi, si avvale di canali di streaming audio online (come Spotify) o video (come YouTube) per ascoltare musica e guardare videoclip in ogni momento della giornata e senza la necessità di un supporto fisico differente dal proprio smartphone: è questo lo strumento utilizzato dal 90% degli ascoltatori in streaming.

Il 90% degli ascoltatori in streaming utilizza lo smartphone per fruire della musica.

Artisti ed etichette indipendenti, inoltre, hanno a disposizione i social network per instaurare un rapporto diretto con il pubblico. Non era mai successo, nel mondo della musica. Oggi è possibile raccontare in tempo reale lo stato dell’arte senza il filtro della critica e dei canali mainstream, promuovere le proprie opere, presentare esibizioni e concerti, raccogliere feedback. Chiaramente, non mancano le distorsioni: su Spotify e YouTube possono conquistare migliaia di follower e di visualizzazioni anche fenomeni musicali nati e cresciuti tra le mura di casa o in laboratorio, senza neanche passare per la gavetta del confronto live con il pubblico. Si pensi all’esperimento sociale di Cambogia, artista di fantasia apparso dal nulla nel 2016 e subito affermatosi come nuova star dell’indie italiano, ma esistente soltanto nell’estro dei suoi creatori in studio.

[button color=”blue” size=”normal” alignment=”none” rel=”follow” openin=”_blank” url=”https://open.spotify.com/user/portoanticodigenova”] ASCOLTA LE NOSTRE PLAYLIST SU SPOTIFY [/button]

 

Musica indipendente, libera e alternativa.

Quali sono gli elementi che consentono alla musica indipendente di resistere al di fuori dei canali mainstream e di restare protagonista? Non si tratta tanto dello stile, che può variare dal rock al pop, dal rap al metal, dall’elettronica al reggae, dalla musica d’autore a quella popolare. La differenza sostanziale sta nella libertà espressiva di cui possono godere gli artisti.

Le etichette indipendenti promuovono la musica, in genere senza badare troppo agli aspetti commerciali, e lasciano agli artisti la possibilità di compiere innovativi percorsi di ricerca musicale e ai cantanti di proporre testi che veicolano messaggi, con pochi compromessi. Se da una parte le major producono musica studiata per piacere al maggior numero di persone, dall’altra le piccole etichette premiano qualità e contenuti affidandosi al gusto musicale dei fruitori, anche se questi si dovessero rivelare soltanto una nicchia.

L’irresistibile richiamo delle major. O Forse no.

A volte, un cantautore o un gruppo resta indipendente solo nella parte iniziale della propria carriera, per poi cedere alle lusinghe, e ai contratti, delle major. È il caso, ad esempio, dei Litfiba, prodotti dall’etichetta fiorentina I.R.A. fino al 1988 e poi migrati, non senza impatti musicali, sotto il cappello della CDG, sussidiaria del gruppo Warner. Guardando al mondo, un simile percorso è stato seguito dai Radiohead, ma quando nel 2000 la band inglese iniziò a incidere per la EMI la sua fama internazionale era tale che riuscì a restare indipendente dal punto di vista della ricerca musicale e a pubblicare il suo album più sperimentale in assoluto, Kid A.

Alcune etichette indipendenti si affidano alle major soltanto per la fase distributiva. Si pensi alla Tempesta Dischi fondata da Enrico Molteni, bassista dei Tre Allegri Ragazzi Morti, e distribuita da Universal e Venus, o alla Picicca Dischi di Dario Brunori che conta sulla distribuzione Sony. In altri casi gli artisti restano totalmente indipendenti autoproducendosi e ricorrendo a portali di crowdfunding come Musicraiser o ad altre forme di azionariato popolare: i fan sono chiamati a contribuire ai costi di produzione, magari ricevendo in cambio una copia del disco o il biglietto d’ingresso a un concerto. Ne è un esempio la produzione dell’album Mezze Stagioni degli Ex-Otago, preceduto da una campagna di sottoscrizione delle azioni del progetto musicale.

Bonus Track!

Parlando di musica indie non potevamo esimerci dal fare una playlist dedicata alla musica indipendente con pezzi di gruppi che, negli anni, sono passati sui palchi del Porto Antico di Genova.

Condividi